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domenica 24 ottobre 2010

Da figli di Gutenberg a immigrati digitali

- Piacere, Lorenzo, saprebbe dirmi a che ora parte l’ autobus per Francavilla?

- Molto lieta, Marzia, anch’ io sono diretta a Francavilla al mare, al massimo tra 5/6 minuti dovremmo partire.

Seguono scambi di opinioni sulle stranezze del tempo, informazioni sulla propria occupazione , sugli interessi , sul tempo libero…Ecco finalmente la linea 1, stranamente semivuota per cui i neoamici trovano posto a sedere, uno a fianco all’ altro avendo così l’ opportunità di continuare il dialogo che ad un certo punto scivola su una questione:

- Senti Lorenzo, non parlarmi di luoghi virtuali, di e-learning, di multimedialità, di computer. Io detesto caldamente questa roba; posso vivere tranquillamente come se tutto ciò non fosse stato inventato. Già la vita relazionale è ridotta all’ osso con il ritmo frenetico della vitaccia che facciamo; questo ci mancava ... per isolarci ancora di più!

- Ohi ohi! Mi dispiace Marzia, ma qui non andiamo proprio d’ accordo. Dimmi pure se posso dirti le mie motivazioni, altrimenti cambiamo pure discorso…non c’ è problema … :-)

- Le ascolto per educazione le tue ragioni, ma non c’ è nulla da fare: sono troppo sicura delle mie cose. Io sto bene negli incontri in presenza; le persone devo guardarle negli occhi, devo “leggere” la postura del lcorpo, la gestualità delle mani, il tono di voce. Cosa resta di un rapporto interpersonale, di qualsivoglia natura, se prescindi da tutto questo?
E cosa c’ è di più bello dell’ approccio sensoriale con un libro, che puoi sfogliare, rileggere, sottolineare, sul quale puoi aggiungere glosse marginali; puoi leggerlo anche a letto e poggiarlo sul comodino quando ti si appanna lo sguardo: sicuramente tutto questo ti è negato dal computer!
Cosa c’ è di più voluttuoso della tua stilo che scorre, annota, mappa, sintetizza?
Al confronto che cos’ è quel foglio asettico e freddo di videoscrittura?

- Marzia, mi poni un sacco di quesiti, la risposta sarebbe lunghissima, ma, sai una cosa?
Il tuo parlare mi sta richiamando reminiscenze scolastiche … Hai un po’ di tempo?
Avrei un ancoraggio che fa per te.
Possiamo prendere un caffè presso uno stabilimento?
L’ argomento mi appassiona molto…ma non ti voglio convincere sai…
Ti voglio semplicemente dire come la penso io, nel pieno rispetto della tua opinione …

- Ok … d’ accordo… Andiamo pure ...

- Dunque, negli anni gloriosi del liceo, il mio prof di filosofia si infischiava altamente del manuale, sommergendoci di fotocopie; diceva che quello, il manuale, esprimeva il punto di vista del suo autore. Noi, secondo lui, dovevamo farci le nostre idee, costruire i nostri punti di vista, leggendo direttamente il filosofo, e poi: dibattiti, conversazioni, ricercazione, ricerca-azione appunto … un grande, quell’ uomo …veramente…e dire che gli abbiamo dato del pazzo, del pirla ...

Quella volta toccò a Platone.

Si leggeva nel “Fedro” che quando Hermes inventò la scrittura, presentò il suo progetto al Faraone come un sistema straordinariamente efficace che avrebbe consentito agli uomini di rafforzare la loro memoria, per poter conservare inequivocabilmente nel tempo, tutto quello che fino ad ora erano stati costretti a tenere a mente.

Hermes si aspettava segni di entusiasmo e approvazione, ma il faraone si fece scuro in viso e disse semplicemente:

“ …la memoria è un gran dono che si dovrebbe conservare con l'esercizio continuo. Con la tua invenzione, la gente non sarà più obbligata ad allenare la memoria. Essi ricorderanno le cose non grazie ad uno sforzo interiore, ma ad una mera virtù di un mezzo esterno.”

In verità, mia cara, il faraone esprimeva una paura antica quanto il mondo: la paura del nuovo, quello che destruttura le certezze costituite, che prevede una revisione e una ristrutturazione, all' insegna dell’ incertezza.

E’ fuor di ogni ragionevole dubbio che la memoria non è stata narcotizzata dalla scrittura e tantomeno dalla stampa; sappiamo benissimo che comunque i libri non solo l’hanno allenata, ma addirittura, l’ hanno potenziata: almeno su questo sei d’ accordo, vero?

Marzia era inebetita, il velo di Maya si stava disvelando, iniziava la sua crisi cognitiva…

-Lorenzo … ma che vuoi dirmi, che io ho paura delle novità? Che mi vado ancorando alle certezze perché temo di mettermi in gioco?

- Tu lo dici … non io. Spesso lo facciamo senza rendercene conto; cerchiamo argomentazioni plausibili dietro le quali ci trinceriamo, ma così facendo, ci neghiamo delle opportunità, rinunciamo a priori ad esperienze nuove che potrebbero arricchirci, potenziarci nell’ intelligenza, nella relazionalità, nel lavoro, nell’ organizzazione.

Dài, Marzia, bevi quel caffè, anche in piena estate è buono caldo … Ti ho messa in crisi, mi dispiace, chi me lo avrebbe mai detto … stamattina ero uscito per ben altri motivi …
Sia ben chiaro, non sono un santone e non ho certezze da rivelare.
Ho semplicemente eliminato dal mio stile cognitivo la contrapposizione antitetica; non penso più in termini di aut aut( o/o): esiste anche il vel (e/o), che non prevede esclusioni, ma rapporto dialettico.

E se io ci sono arrivato, lo devo proprio al prof di filosofia, e, il bello è che me ne rendo conto proprio ora, parlando con te; quindi anche tu mi sei stata di stimolo in questa metacognizione.

Ti risulta forse che l’ invenzione dell’ automobile ha eliminato la bicicletta? Non ti sembra che quest’ ultima ha continuato nel tempo il suo potenziamento tecnologico? E che l' una non esclude l' altra?

- Sì, ma ora che faccio?! Da dove inizio?! :-(

- Per la miseria ... domani riparto Marzia, sono un isolano, ma proprio in coerenza con quanto detto, considero l’ isola luogo di incontro piuttosto che luogo di separazione; ti lascio il mio indirizzo, quello civico per ora...
Se tu vorrai, ti condurrò per mano, perché grazie a quello che definisci “mondo virtuale”, posso farlo anche a distanza … Poi toccherà a te, perché, bada bene, condurre per mano significa, parlando per metafora, che ti offro mappe, bussole ed astrolabio, ma la protagonista del tuo percorso sarai tu ... intendi vero?! :-))

Per chi fosse pervenuto fin qui, rinunciando eroicamente ad alcuni diritti del lettore, questo racconto trae spunto dal celebre articolo di Umberto Eco ""Da internet a Gutenberg". Lo scrissi 3 anni anni fa e l' ho ripescato nell memoria e nella rete dopo le considerazioni di una giovane conoscente a proposito di FB: " No no, non sia mai! Preferisco fare una visita, una telefonata, ma in vetrina proprio no!"

Non  mi addentro nella lisa questione: FB sì, FB no in quanto tutto il racconto metaforicamente la include.

Ho imparato a non demonizzare, né ad esaltare; sono solita ipotizzare, sperimentare e comportarmi di conseguenza; quello che mi riesce difficile da comprendere non è la divergenza del punto di vista, anzi ... ;  la chiusura, quella sì, mi lascia perplessa  ...

9 commenti:

  1. Aprire le menti ha sempre portato "progresso", purchè non si cancellino le origini.

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  2. Certamente ... Anzi, quelle origini si arricchiscono di valori aggiunti.

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  3. Sì, internet è utile, non foss'altro perchè mi ha permesso di leggere questo tuo bellissimo post.
    Grazie, Giorgio.

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  4. Giorgio ... veramente gentile ... Grazie :)

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  5. Che bella sensazione avrà provato Lorenzo quando ha detto di essersi reso conto, attraverso un semplice rapporto dialettico,delle opportunità che le nuove esperienze posso dare ad ognuno di noi. Beati coloro che sono sempre "aperti"al nuovo perchè sono liberi da ogni preconcetto e stereotipia....sempre.

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  6. Ciao Roby ... Ma che bella sorpresa il tuo commento!
    Quante volte abbiamo affrontato questo argomento, semplice quanto ostico da applicare: l' apertura, non l' accettazione passiva, ma il rapporto dialettico, quello che ci rende liberi dalle stereotipie...

    A domani ... Sì a domani, dico bene, sono le 13.23...Quindi a martedì ... Spero di ricordarmene anche a tempo debito, altrimenti i cuccioli e i non cuccioli mi daranno per dispersa! :D
    Grazie Ro...<3

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  7. E' vero quante volte ne abbiamo parlato.....troppe. La difficoltà principale, almeno per me, è "eliminare dal mio stile cognitivo la contrapposizione antitetica". Ci credo, lo dico, lo affermo con forza, poi però puntulamente.....arrivano i "carachiri mentali".
    A presto Graziana

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  8. Approfitto ancora un pò per dirti che è un piacere leggere i tuoi post e le tue emozioni ( lo dico col cuore davvero). Hai fatto di questo blog un angolo delicato,personale, unico, dove alcuni sensi si esaltano: le immagini le letture, l'ascolto...e lo dice una vera profana!
    Brava maestra, complimenti!

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  9. Roberta carissima ... mi piace pensarti di passaggio tra queste pagine, ma non dirmi che hai uno stile cognitivo rigido, stile da aut aut; almeno io non me ne sono mai accorta, eppure abbiamo e continuiamo a condividere molto ...

    Profana?! Ma dài :)
    Sul piano emotivo basta solo la sensibilità, l' empatia, l' incontro ... A domani... Sarò puntuale!

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