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martedì 1 giugno 2010

Il silenzio come autoformazione personale

Fine dell' anno scolastico e tempi di bilancio.

Dovrei stare a Chieti a sostenere un esame di cui ho anche frequentato le lezioni, ma no ce l' ho fatta.
Sto pensando ai miei colleghi di studio, sarei voluta andare a sentire almeno un colloquio, ma non mi è possibile perché tra poco sarò a scuola.

Non mi piace per niente non assolvere gli impegni e ancora meno constatare il tipo di causa: il coinvolgimento forte verso ciò che mi ha circondato, e l' esaurimento fisico di tutte le risorse personali.

Che fare in pratica per arginare questo effetto che va tutto a mio discapito?

Poco c' è da fare con il temperamento, con la personalità orientata alla sensibilità, all' attenzione all' altro, per gli ostacoli o per la collaborazione che riesce a procacciarti. Qualcosa posso fare per arginare le conseguenze.

E' importante che cominci a non parlarne. Il rievocare alimenta e amplifica le sensazioni a dismisura, prolungandone gli effetti in termini di tempo e di intensità.

Ecco l' importanza che il silenzio può assumere.

Ma anche il suo esercizio è frutto di costruzione e di allenamento : per cominciare, un giorno a settimana di silenzio nel quale limitarsi solo a rispondere: questo può concentrare sugli obiettivi personali da raggiungere.

La terapia del silenzio è esplicitata nel libro "Il Monaco che Vendette la sua Ferrari" attraverso una fiaba spirituale; sarà la mia prossima lettura estiva.

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