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martedì 30 dicembre 2008

Ho sognato papà

Ieri sera, dopo una lunga chiacchierata, io e mia figlia, scivoliamo tra le braccia di Morfeo ... come spesso ci accade. Ci infiliamo nel letto matrimoniale e cominciamo a raccontarci, a riflettere; quando viene mio marito, che si attarda davanti alla televisione, lei piano piano va al letto suo...
Sto lì lì per sprofondare nel mio sonno senza sogni quando ...
Vedo mio padre che entra in casa, come era solito fare in vita; bonario e allegro mi si avvicina, mi tende le braccia per salutarmi...
Era contento, col suo abbigliamento abituale: una calda maglia marrone abbottonata, il suo berretto di feltro, i pantaloni fumo di Londra, gli occhi cerulei e languidi, il viso ben rasato, la carnagione un po' rosea e pulita di chi è da poco uscito dalla doccia...
Gli vado incontro contenta a mia volta; mi cinge le spalle, sento il suo tenero e caldo abbraccio, sento la sua guangia sulla mia; improvvisamente mi rendo conto, nel sonno, che papà non è più tra noi e subito gli chiedo:
- Papà ... come stai!?!?
Non provo nessun genere di sgomento, solo una grande gioia.
Lui fa per rispondermi:
- Bene ... io sto proprio bene, solo che Antonina ... (mia madre) ...
Mi sveglio completamente ... ovviamente mio padre non c' è; vedo mia figlia ancora nel dormiveglia; avrei voluto raccontarle tutto, ma decido di serbare per me quel senso di presenza più a lungo che posso, poi mi addormento profondamente.

Questa mattina, comincio la mia giornata, riordinando un cassetto: sto per traslocare; quindi sistemo e impacchetto in vista del trasferimento, ritagliandomi questo tempo come posso.
In fondo al cassetto trovo un biglietto ben piegato. Mi ero dimenticata della sua esistenza: da tempo avevo smesso di cercarlo badando di tenere a mente il messaggio.
Ricordavo di averlo sistemato in quel cassetto, ... Ma... non lo avevo più trovato; era finito tra gli incastri ...

Ed ora, dopo due anni e mezzo precisi (28 giugno 2006/28 dicembre2008), Eccolo:

Nonno,
ti abbiamo accompagnato nel difficile viaggio, che ti ha costretto al distacco degli affetti, dalle cose ed abitudini a te così care, fino all' estrema sofferenza degli ultimi giorni.

Adesso ci piace pensarti libero dai lacci della tua malattia che ha rafforzato l' unità della nostra famiglia, facendoci toccare con mano la solidarietà di parenti, amici, vicini di casa...

Ci conforta sperare che la tribolazione ti abbia reso degno della schiera dei giusti.

Nonno ...
ci mancheranno le tue battute, il tuo sottile e vivace umorismo, la tua generosità, il tuo affetto, il tuo sorriso il cui ricordo vivrà sempre con noi.


Questo messaggio fu letto, al termine dell' omelia, dalla mia Alessia ...
Non mi chiedo nulla, non traggo conclusioni, mi basta conservare il ricordo dell' unicità di questo incontro nel suo senso di paterna e infinita dolcezza.

sabato 13 dicembre 2008

Da figli di Gutenberg a immigrati digitali

- Piacere, Lorenzo, saprebbe dirmi a che ora parte l’ autobus per Francavilla?

- Molto lieta, Marzia, anch’ io sono diretta a Francavilla al mare, al massimo tra 5/6 minuti dovremmo partire.

Seguono scambi di opinioni sulle stranezze del tempo, informazioni sulla propria occupazione , sugli interessi , sul tempo libero…Ecco finalmente la linea 1, stranamente semivuota per cui i neoamici trovano posto a sedere, uno a fianco all’ altro avendo così l’ opportunità di continuare il dialogo che ad un certo punto scivola su una questione:

- Senti Lorenzo, non parlarmi di luoghi virtuali, di e-learning, di multimedialità, di computer. Io detesto caldamente questa roba; posso vivere tranquillamente come se tutto ciò non fosse stato inventato. Già la vita relazionale è ridotta all’ osso con il ritmo frenetico della vitaccia che facciamo; questo ci mancava ... per isolarci ancora di più!

- Ohi ohi! Mi dispiace Marzia, ma qui non andiamo proprio d’ accordo. Dimmi pure se posso dirti le mie motivazioni, altrimenti cambiamo pure discorso…non c’ è problema … :-)

- Le ascolto per educazione le tue ragioni, ma non c’ è nulla da fare: sono troppo sicura delle mie cose. Io sto bene negli incontri in presenza; le persone devo guardarle negli occhi, devo “leggere” la postura del lcorpo, la gestualità delle mani, il tono di voce. Cosa resta di un rapporto interpersonale, di qualsivoglia natura, se prescindi da tutto questo?
E cosa c’ è di più bello dell’ approccio sensoriale con un libro, che puoi sfogliare, rileggere, sottolineare, sul quale puoi aggiungere glosse marginali; puoi leggerlo anche a letto e poggiarlo sul comodino quando ti si appanna lo sguardo: sicuramente tutto questo ti è negato dal computer!
Cosa c’ è di più voluttuoso della tua stilo che scorre, annota, mappa, sintetizza?
Al confronto che cos’ è quel foglio asettico e freddo di videoscrittura?

- Marzia, mi poni un sacco di quesiti, la risposta sarebbe lunghissima, ma, sai una cosa?
Il tuo parlare mi sta richiamando reminiscenze scolastiche … Hai un po’ di tempo?
Avrei un ancoraggio che fa per te.
Possiamo prendere un caffè presso uno stabilimento?
L’ argomento mi appassiona molto…ma non ti voglio convincere sai…
Ti voglio semplicemente dire come la penso io, nel pieno rispetto della tua opinione …

- Ok … d’ accordo…

- Dunque, negli anni gloriosi del liceo, il mio prof di filosofia si infischiava altamente del manuale, sommergendoci di fotocopie; diceva che quello, il manuale, esprimeva il punto di vista del suo autore. Noi, secondo lui, dovevamo farci le nostre idee, costruire i nostri punti di vista, leggendo direttamente il filosofo, e poi: dibattiti, conversazioni, ricercazione, ricerca-azione appunto … un grande, quell’ uomo …veramente…e dire che gli abbiamo dato del pazzo, del pirla ...

Quella volta toccò a Platone.

Si leggeva nel “Fedro” che quando Hermes inventò la scrittura, presentò il suo progetto al Faraone come un sistema straordinariamente efficace che avrebbe consentito agli uomini di rafforzare la loro memoria, per poter conservare inequivocabilmente nel tempo, tutto quello che fino ad ora erano stati costretti a tenere a mente.

Hermes si aspettava segni di entusiasmo e approvazione, ma il faraone si fece scuro in viso e disse semplicemente:

“ …la memoria è un gran dono che si dovrebbe conservare con l'esercizio continuo. Con la tua invenzione, la gente non sarà più obbligata ad allenare la memoria. Essi ricorderanno le cose non grazie ad uno sforzo interiore, ma ad una mera virtù di un mezzo esterno.”

In verità, mia cara, il faraone esprimeva una paura antica quanto il mondo: la paura del nuovo, quello che destruttura le certezze costituite, che prevede una revisione e una ristrutturazione, all' insegna dell’ incertezza.

E’ fuor di ogni ragionevole dubbio che la memoria non è stata narcotizzata dalla scrittura e tantomeno dalla stampa; sappiamo benissimo che comunque i libri non solo l’hanno allenata, ma addirittura, l’ hanno potenziata: almeno su questo sei d’ accordo, vero?

Marzia era inebetita, il velo di Maya si stava disvelando, iniziava la sua crisi cognitiva…

-Lorenzo … ma che vuoi dirmi, che io ho paura delle novità? Che mi vado ancorando alle certezze perché temo di mettermi in gioco?

- Tu lo dici … non io. Spesso lo facciamo senza rendercene conto; cerchiamo argomentazioni plausibili dietro le quali ci trinceriamo, ma così facendo, ci neghiamo delle opportunità, rinunciamo a priori ad esperienze nuove che potrebbero arricchirci, potenziarci nell’ intelligenza, nella relazionalità, nel lavoro, nell’ organizzazione.

Dài, Marzia, bevi quel caffè, anche in piena estate è buono caldo … Ti ho messa in crisi, mi dispiace, chi me lo avrebbe mai detto … stamattina ero uscito per ben altri motivi …
Sia ben chiaro, non sono un santone e non ho certezze da rivelare.
Ho semplicemente eliminato dal mio stile cognitivo la contrapposizione antitetica; non penso più in termini di aut aut( o/o): esiste anche il vel (e/o), che non prevede esclusioni, ma rapporto dialettico.

E se io ci sono arrivato, lo devo proprio al prof di filosofia, e, il bello è che me ne rendo conto proprio ora, parlando con te; quindi anche tu mi sei stata di stimolo in questa metacognizione.

Ti risulta forse che l’ invenzione dell’ automobile ha eliminato la bicicletta? Non ti sembra che quest’ ultima ha continuato nel tempo il suo potenziamento tecnologico? E che l' una non esclude l' altra?

- Sì, ma ora che faccio?! Da dove inizio?! :-(

- Mannaggia ... domani riparto Marzia, sono un isolano, ma proprio in coerenza con quanto detto, considero l’ isola luogo di incontro piuttosto che luogo di separazione; ti lascio il mio indirizzo, quello civico per ora...
Se tu vorrai, ti condurrò per mano, perché grazie a quello che definisci “mondo virtuale”, posso farlo anche a distanza … Poi toccherà a te, perché, bada bene, condurre per mano significa, parlando per metafora, che ti offro mappe, bussole ed astrolabio, ma la protagonista del tuo percorso sarai tu ... intendi vero?! :-))

Chi fosse pervenuto fin qui, rinunciando eroicamente ad alcuni diritti del lettore, è informato che questo gioco di ruolo trae spunto dall' articolo di Umberto Eco Da Internet a Gutemberg.

Buon Avvento!


















Un Calendario dell' Avvento da sfogliare giorno per giorno per grandi e piccini.
Il calendario dell' Avvento è un modo di calendarizzare, spazializzando nelle modalità più varie, i primi 24 giorni di dicembre che precedono il Natale.

Le origini sono da attribuirsi ai popoli protestanti: nelle famiglie c' era l' abitudine di appendere 24 disegni e di toglierne uno al giorno. Oppure si affiggeva alla parete un enorme disegno, diviso in 24 riquadri e i bambini erano incaricati di colorarne uno al giorno; altra usanza era quella di suddividere una grande candela in 24 tacche e di farne consumare una al dì, magari nel momento della giornata in cui la famiglia era riunita intorno al desco.

Sembra che la stampa del primo calendario dell' avvento avvenne in occasione del Natale 1905 in Amburgo. Da allora l' usanza si diffuse a macchia d' olio in tutti i paesi tedeschi ed oggi direi in tutto il mondo per la gioia di grandi e piccini.

giovedì 11 dicembre 2008

Stille Nacht (Silent Night) German - Sing Along

Ci sono innumerevoli versioni in tutte le lingue di questo inno natalizio.
Questa è l' originale, quella tedesca che io prediligo:
Il connubio tra i suoni duri della lingua germanica con la dolcezza infinita della composizione, a me fa sempre un certo effetto.

Prossimamente la storia di "Stille Nacht".

martedì 11 novembre 2008

Il giubbotto di Indiana Jones

Questo il titolo di una lettura offerta dal libro di testo adottato nel corrente anno scolastico(classe quarta), a sua volta tratta da un libro della Piemme Junior.

Parafraso il contenuto:
Una bambina, ultimogenita di tre figli ha il destino di "riciclare" gli abiti dismessi dei fratelli maggiori: se ne rammarica in quanto vorrebbe abiti pensati e calzati da lei dall' inizio.

la sua famiglia non è né ricca né povera: usa andare in vacanza infatti, ma può farlo grazie a certe scelte di risparmio.

Quella mattina le toccò indossare il giubbino del fratello: già si prefigurava i frizzi e i lazzi dei compagni, ma il freddo l' avevano dissuasa dal rifiutarsi.

Gli epiteti furono terribili, al punto da far sentire alla nostra protagonista l' oppressione del mal di pancia: "emigrante", "poveraccia".

Al che, una svolta geniale: la bambina escogita un racconto che la toglie dall' imbarazzo e le fa vivere un momento di gloria da parte di tutti i compagni che ora l' ascoltano rapiti e pieni di domande.
Quel giubbino era appartenuto nientemeno che ad Harrison Ford, l' interprete di Indiana Jones, donato dall' attore a suo zio che lavora ad Hollivood, non ricordo con quale mansione ...Il quale tornando in Italia, aveva pensato di donaelo, a sua volta, alla nostra protaonista.

A questo punto mi vedo 25 indici puntati e altrettanti sguardi inquisitori:
- Ha fatto bene? E' giusto inventarsi una storia del genere? Tu che fiuti e non tolleri la più piccola bugia, maestra, che ne dici?
- Ehi, ma che vi ha preso?! Era giusto quello che vi volevo chiedere ...
- Rispondi, RISPONDI!!
- Con calma, scusate ... io posso esprimere il mio punto di vista, ma non è detto che quello che dirò sia la cosa più giusta. Questo non è un quesito di matematica ... Qui è richiesta un' opinione; e tutte le opinioni sono opinabili, cioè possono essere contraddette, non condivise, adducendo motivazioni, ovviamente.

Segue un silenzio che quasi mi imbarazza "Ma che stanno macchinando sti mocciosi?! Che cosa sarà successo? Quanto mai tanto interesse per un' analisi testuale!?"

Chiedo a loro, ma in reatà lo chiedo a me stessa:

- Ma qual è stato lo scopo di quell' invenzione? Ingannare, o togliersi da una situazione incresciosa e causa di sofferenza anche fisica?
E cos' altro avrebbe potuto fare la bambina!?
Avrebbe potuto replicare con altre offese e degenerare la scontro in litigio..
Oppure dire tutto alla maestra, affidando a lei la soluzione di un fatto successo fuori della scuola ... E cosa le sarebbe costata questa "spia" in futuro?
Avrebbe potuto accontare tutto alla mamma che magari sarebbe venuta a scuola a parlare con la maestra o avrebbe affrontato direttamente le mamme dei compagni ...

A me sembra che la bambina con questo stratagemma, che non mi sembra una vera bugia, ha evitato uno scontro violento; ha risolto da sola un suo problema; ha spento la pessima abitudine al giudizio e all' offesa gratuita dei suoi compagni ... Che posso dire ... L' inganno mi sembra un fatto secondario che, tutto sommato, i suoi compagni si erano meritati ...Non mi sembra una vera bugia ... Ma posso anche sbagliarmi: la soluzione migliore potrebbe essere un' altra. Parliamone. Voi che ne pensate?

- La maestra che ti ha sostituita quando sei andata a fare l' esame a Chieti ci ha fatto fare questa lettura e ha detto in modo serio che è meglio la verità, anche se fa vergognare, perché bugie non si dicono mai! MAI e poi MAI!!!!

- :-) Che volete che vi dica ... Io non ho tutte queste certezze, ho solo punti di vista, che posso sempre correggere se qualcuno me ne offre le motivazioni.

La maestra che mi ha sostituita è più sicura di sé. E a me non dispiace per niente, anzi, fortunata lei...
Ma il mio pensiero è questo, e ve lo dimostrerò in tantissime occasioni man mano che crescerete: ognuno può vedere le cose dal suo punto di vista, ascolatare e rispettare quello degli altri ed essere sempre disposti a mdificarlo, se le argomentazioni di chi li pone sono plausibili.
Le imposizioni non mi hanno mi convinto, abbiate pazienza...

Grazie collega: mi hai offerto l' opportunità di introdurre una lezione difficile, anche se ha vanificato tuuuuutto il programma della mattinata!!!!
"Se insegni, insegna anche a dubitare di ciò che insegni." - José Ortega y Gasset
"Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita, perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente" - Voltaire


venerdì 10 ottobre 2008

10 ottobre

ovvero, san Cetteo, festa del Patrono, ergo scuola chiusa :-)

Un modo di caratterizzare questo giorno è quello di una passeggiata sulla battigia, al sole che di solito questa giornata generosamente elargisce.
Così è stato oggi.
Porto in tavola il brodetto secondo le modalità della marineria pescarese, metto in caldo la mia parte e via! - giù in spiaggia a catturare gli ultimi raggi di sole-

Poso le ciabatte e gli abiti ai piedi di uno dei pattini del "Lido Bianco" e mi immergo gradatamente un po' passeggiando un po' sfidando gli spruzzi che fanno il resto.

Superato il primo impatto, gusto quel fresco salmastro senza il minimo brivido di freddo.

Ottobre è così: lo diceva la mia maestra a scuola; ogni giorno è una sintesi delle quattro stagioni; basta cogliere l' attimo giusto!

mercoledì 8 ottobre 2008

L' uomo e il mare

Il mare d' autunno o d' inverno è stato sempre un forte richiamo per me. L' assenza dei bagnanti favorisce meditazione, sguardo perso in prospettive sconfinate, immagini silenti, quasi oniriche: di presenze umane, di duro lavoro, di amori, di battaglie, ...

La musica fa la differenza...


















in progress

Ad est ad est



semplicemente da brividi

martedì 7 ottobre 2008

Ci vuole così tanto

a capire che la molla che mi fa agire verte sulle emozioni?
E che sono sotto questo aspetto un' irrazionale?

L' impegno, la tenacia e la razionalità che mi fanno lavorare come un somaro, senza badare a compensi, al tempo che sottraggo alla mia vita privata, sono secondari all' entusiasmo, al piacere ... Nulla hanno a che vedere col senso del dovere.
Solo per dovere non sono capace di fare niente effettivamente ...

Chi mi sta attorno dovrebbe evitare di incenerire la mia passionalità, la mia creatività. Perché tirare la corda in modo assurdo ...
Perché non riflettere e chiedersi:
"Dove ho sbagliato?" poittosto che dire:
"Ma perche?! Come mai?! Non capisco ...

mercoledì 24 settembre 2008

Io Sono Francesco

Siamo in due a sostenere l' esame; incontro una collega nell' anticamera dell' aula studio del docente: quattro chiacchiere, momenti di condivisione, nasce un' amicizia. La prof ci propone di fare l'esame insieme, eravamo solo noi della specialistica. Lo avevamo intuito che così sarebbe andata e concordiamo che non ci saremmo opposte..

Così è stato, esame esaltante per entrambe, insegnanti della Primaria.

Poi, alla fine dell' esame, e fuori dell' esame, le due docenti(la prof e l' assistente) si soffermano con noi e ci chiedono quali implicazioni o quali ricadute potrebbe avere sul nostro lavoro, quanto appena studiato.

Ognuna di noi argomenta, secondo la sua esperienza.

Ascoltano attentamente, quasi a cogliere altri spunti di riflessione, di studio ... Poi una delle due , quasi parlando con sé stessa:

- ...Certo...Una maestra può ridarti la vita...

L' altra replica:
- Può anche toglierla però...Ricordate quel tale Francesco che doveva fare il tema sul papà ... Chi ricorda quel motivo?

Un flash! Lo ricordo al volo! E lo canto, senza alcun imbarazzo... "Buongiorno buongiorno, io sono Francesco e questa mattina mi son svegliato presto..."

Ridiamo sull' appellativo meritato dalla maestra; alcuni spunti di ulteriore riflessione:

- Come deve essersi sentita la sua maestra .... Ci pensate... Però è consolante che un padre non biologico abbia salvato Francesco.

giovedì 11 settembre 2008

Uhumm ... che strana sensazione

Vuota? delusa? Offesa? Un mix.
Ma quel che è certo è la percezione di una netta minaccia alla mia libertà.

No, non può essere, ovvero, può essere, ma non capiterà mai.
Nessuno ha potuto realizzare mai questo obiettivo.

Rinuncio volentieri a ciò che mi piace fare. Sono serena.

Bene: il consiglio di mia figlia comincia a funzionare.
Complimenti Graziana!

martedì 9 settembre 2008

9 settembre

Lucio Battisti: 10 anni dalla scomparsa.

semplicemente indimenticabile.

mercoledì 20 agosto 2008

Fresco mattutino

Ecco, posso lavorare senza legarmi i capelli, senza il bisogno di indossare l' abitino a bretelle, con un piacevole senso di fresco che mi accarezza le braccia...

Sensazioni ormai note che mi dicono che l' estate è passata. Poco importa che a mezzogiorno è caldo e che molti sono ancora in ferie.

C' è un tranquillo e soporoso silenzio per la strada, sui balconi, nei giardini; si sta bene in casa; nessuno ormai va alla ricerca di frescura...è lei che comincia ad invadere e ad avvolgere ...

La compagnia











Lucio, la colonna sonora dei miei anni verdissimi ...
Una sua versione di questo pezzo di Mogol, interpretato all' epoca anche da Marisa Sannia, recentemente scomparsa.
Infine Vasco, con la sua modalità piacevolmente graffiante; Vasco e Lucio, due ricche e diverse personalità, due epoche musicali diverse che apprezzo moltissimo.

giovedì 31 luglio 2008

Messaggio di tenerezza



"Prendi la vita con più leggerezza!"


Questo il messaggio di Alessia. E come ha ragione ... vivo con i miei problemi che sembrano forme di somatizzazione (ipertensione e battitti accelerati). Anche il responso dei medici sembra identico: devo ancora imparare a reggere o meglio ad allontanare lo stress!

Il disegno di mia figlia visualizza il concetto: bella l' idea del clown che si libra nell' aria ... Grazie piccola ... E' bello ogni tanto intercambiare i ruoli ^ _ ^

giovedì 17 luglio 2008

Ma che film la vita!



Ciao Augusto,
non so perché stamattina non riesco a carburare senza averti ascoltato a lungo. Voglio lasciare traccia di questo ascolto. Il messaggio di questopezzo si contestualizza e ricontestualizza sempre.



Di lì a tre anni ci hai lasciati ...
Ci manchi tantissimo ... Ma ci sei sempre! SEMPRE NOMADI!



domenica 22 giugno 2008

L' arte di ascoltare


Come educatori siamo molto orientati a promuovere il parlato, a seguirne le regole, onde dare contributi ed assumere punti di vista e tanto altro ancora ... C'è qualcosa che ci sfugge però... Ce ne dovremmo acorgere quando gli alunni chiedono la parola mentre l' insegnante o un altro alunno sta parlando.

E' evidente che quando ciò accade l' alunno che chiede la parola non sta minimamente ascoltando. E allora ci si dice : "qui qualcosa non torna. Ho saltato un passaggio. Prima di imparare a intervenire è opportuno imparare ad ascoltare."
Mentre ti proponi di formulare strategie di ascolto, ti capita tra le mani un testo che, ahimé, non conoscevi o non ricordavi affatto: "L' arte di ascoltare" di Plutarco.


"I bravi educatori rendono sensibili alle parole le orecchie dei ragazzi insegnando loro non a parlare molto ma ad ascoltare molto ... . E la natura, si dice, ha dato a ciascuno di noidue orecchie ma una lingua sola perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare."

Il silenzio, dunque, è ornamento sicuro per un giovane in ogni circostanza, ma lo è in modo particolare quando, ascoltando un altro, evita di agitarsi o di abbaiare a ogni sua affermazione, e anche se il discorso non gli è gradito pazienta e attende che chi sta dissertandosia arrivato alla conclusione; e non appena quello ha finito, si guarda dall' investirlo di obiezioni, ma ... lascia passare un po' di tempo per consentire all' altro di apportare eventuali integrazioni o di rettificare e sopprimere qualche passaggio"

Plutarco - L' arte di ascoltare

sabato 14 giugno 2008

Parigi - una minivacanza ...



http://www.pere-lachaise.com/

- Mamma, cominciamo a trovare tre o quattro giorni per una minivacanza insieme ... a Parigi ... io e te e bbasta ... Senza Alessia,( l' altra figlia), senza Dennis ( tuo figlio tanto non fa testo, lui sta bene solo a Pescara come papà ... ) senza Roberta, ( la sua ragazza ).
Prima tappa "Il cimitero degli artisti", senza che nessuno si rompe le scatole ad aspettarci, poi "Notre Dame", "Montmartre", la Senna, e poi il Museo Dorcet per la gioia del nostro Van Gogh. E poi... basta ... ti dispiace troppo sacrificare Versaille e il Louvre?
Te la senti di macinare Kilometri a piedi, di andare in metro, di dormire negli ostelli senza arricciare il naso?

EEEEHHHH!!!!! Un Invito a nozze!!!

Auguro a tutte le mamme di provare questa gioia. L' amicizia con i figli è il massimo per un genitore...
Con Cristian ho avuto empre un feeling particolare ... praticamente identici: stessa faccia, stessi gusti, stesse passioni, stesse sensibilità, stessi difetti ... essì .... questo ha creato intensi problemi conflittuali per tutto l' arco adolescenziale.
Ben sette anni di incomprensione e di contestazione: il classico figlio ribelle insomma.
Proprio lui, anzi, solo lui!
Quello che è sempre stato il più legato a me, da quando è nato ... Ma poi, un ritorno gradito e inaspettato a 17 anni: Mà, mi aiuti?... Una delusione amorosa ... Meno male che decise di confidarsi ...

Qualche flasch:
- Mamma, io mi sposo con te da grande - Mamma, tu non devi mai invecchiare e mai morire (4 anni) sennò mi devi portare con te - Mamma, quando io sono grande ti porto a Parigi con me!

messaggi sotto il cuscino

- Ho disubbidito
e vola un bacio della mamma!

- Ho bisticciato
e vola un bacio della mamma!

- Ho rotto il soprammobile bello
e vola un bacio della mamma!

Ho giocato con l' acqua in bagno
e vola un bacio della mamma!

Mamma, tu mi perdoni sempre.... (7 anni)

...........................................................................................................

Mamma, sei tu che mi svegli al mattino,

sei tu che mi rimbocchi le coperte alla sera,

sei tu che mi guarisci se sono malato,

sei tu che mi dai la mano quando non so andare,

vicino a te non ho paura,

mamma .... cosa sarei senza di te? (8 anni)

Con affetto il tuo Cristian.



mercoledì 11 giugno 2008

Le seadas o sebadas

Splendidi dolci sardi.

Stasera era destinata ad essere una di quelle serate in cui parlo da sola, per digerire un boccone amaro e pesante scaraventato nello stomaco in modo totalmente imprevedibile e ... bho ... mi verrebbe da dire con cattiveria, con follia, ma non ci sono paragoni che tengano: dico semplicemente in modo indefinibile e incomprensibile, perché tale è stato nel vero senso della parola.

Tralascio i dettagli. Dico solo che stavolta ho preso coscienza del valore della mia persona. Un po' di immodestia ci vuole ogni tanto ... L' ispettore Petracca in altri contesti ebbe a dire: " Ci si valuta nell' intersoggettività". Non banalizzo un' asserzione legata al pilotaggio del sistema d' istruzione, ma, caro stimatissimo Ispettore mi permetto di decontestualizzarla e ricontestualizzarla. E sinceramente ora apprezzo e comprendo ancora di più quella frase.

Ma basta con le elucubrazioni, vivaddio! Concentriamoci invece su questa bella e insolita immagine culinaria, almeno per un' abruzzese!
Una seada sarda. Una vera finezza e delizia! Ci ha pensato lei a spazzarmi via l' adrenalina favorendo fiotti di benefica serotonina ...
I miei figli hanno imparato a socializzare le loro vacanze soprattutto con un pezzo di cultura veicolato da piatti tipici.
Queste seadas vengono dalla Sardegna .
Il sapore della pasta mi ricorda quella della cicerchiata o dei nostri fritti natalizi.
Si tratta di due pezzi di pasta che a me è sembrata lievitata; essi racchiudono del formaggio filante delicatissimo. Questa specie di grosso raviolo va fritto in olio abbondante, (non si impregna per niente) quindi, ancora caldo, si appoggia su un piattino per dolci e si cosparge di miele filante. Si mangia con coltello e forchetta.
Nettare degli dei!! Veramente ... troppo bella e varia la vita, mai sprecarne un secondo ...

Cara seada, la digestione ha lievemente sofferto, considerata l' ora tarda della nostra cena e le tue dimensioni (altro che dolcetto...), ma hai avuto il merito di spiazzare l' altro boccone, fastidiosissimo e sconveniente :-)

P.S. Informazioni più approfondite si trovano su un sito dedicato.

Nel video, pure e semplici associazioni ...

mercoledì 4 giugno 2008

Ritrovo dopo più di 30 anni una compagna di scuola

... La miseria ... Mi pareva un viso conosciutissimo. Bho ... è una supplente che ogni tanto viene nella nostra scuola. Ho sempre avuto l' impressione di conoscerla già e forse anche lei ha la stessa impressione ... Ci limitiamo a sorriderci, ma dò per scontato che l' avrò incontrata nelle mie peripezie di supplente, di DOA, nei vari passaggi di ruolo, che so?!

Due mattine fa firmo il registro di ingresso, subito dopo di lei.
Alma D. A. ! Ecco perché mi sembrava un viso conosciuto. Sfido io! Eravamo nella stessa classe! La nostra classe era molto numerosa, più di 30 alunne, sinceramente facevamo parte di sottogruppi diversi io e Alma! "Ubicate" in posizioni spazialmente opposte: io e il mio gruppo vicino la finestra, lei e il suo, verso la porta. Capita in tutte le classi .... Oddio, la vado a cercare e le svelo la mia scoperta. Ridiamo divertite e perplesse. Ricordiamo i nostri insegnanti, le compagne ... Anche questo, mi pare più che ovvio ...

- Io di te ricordo l' interesse per l' esoterismo ...
- Oddio, come fai a ricordarlo?! Graziana, io di te ricordo il tuo modo di porti, sempre molto pacato. Perciò ho escluso sempre che potessi essere veramente tu, perché sei cambiata tantissimo. E non mi riferisco all' aspetto fisico ... Tu eri una ragazza dolcissima, ora sei diventata una donna energica! Dura e decisa! Una metamorfosi! Che ne potevo sapere che si può cambiare in modo così radicale ... Incredibile...

Alma mi fa riflettere, ripenso a lungo a quello che mi ha detto. Possibile che sono così cambiata? O invece sono stata sempre tale, ma ho soffocato la mia natura?!
Il mondo in verità è un grande teatro dove ognuno di noi recita la sua parte ...

domenica 1 giugno 2008

Ricordando Pietro Cascella

Il 18 maggio 2008 ci lasciava lo scultore Pietro Cascella, rampollo della famiglia di artisti pescarese (Basilio, Tommaso, Andrea...)

Nel 2004 fu intitolata a Basilio Cascella la scuola dell' Infanzia del Secondo Circolo di Pescara attualmente ubicata in Piazza Grue.
In quella occasione Pietro Cascella inviò questo messaggio ai piccoli alunni:

Carissimi bambini,

vorrei essere insieme a voi, ma purtroppo non mi è proprio possibile. Tuttavia vi mando un saluto affettuoso con queste poche parole.

Oggi comunque è una bellissima occasione dove la scuola che voi frequentate riceve il nome di mio nonno Basilio Cascella.
Avrei voluto parlarvi di lui, che è stato un grande pittore ed è stato anche il fondatore della nostra famiglia di artisti.

Adesso che anche io sono nonno, vi dico che mi siete cari, anzi carissimi, miei piccoli concittadini pescaresi, perché avete l' età dei miei nipotini ai quali voglio tanto bene.

Però vi prometto che la prossima volta che verrò a Pescara, ci incontreremo, così ci conosceremo di persona, e vi racconterò di come eravamo noi quella volta quando con il paniere per la merenda si andava all' 'asilo' delle monache, di quando in fila due per due, tenendoci per mano, si andava a vedere il mare. Il mare allora era solo, senza capanne.

Cari piccoli amici, anche voi con l' amore e il lavoro diventerete nonni.
Con questo augurio, saluto e vi mando un bacetto.

Dal vostro Pietro che ora è un nonno

mercoledì 28 maggio 2008

Di 20 in 20

Nada Malanima

1969


1983


2007





Anna Oxa

Un' emozione da poco - 1979




Senza pietà 1999

martedì 27 maggio 2008

"Invece da lagnarse la votte ...


... sa lagne lu mmoste"

Proverbio pescarese, legato al ricordo di mia suocera che soleva dilettare le varie situazioni quotidiane con sigilli di questo genere :-)

Me li ricordo tutti, ma mi tornano in mente quando un episodio ci sta ad hoc, come quello che mi capita stamattina.

Secondo voi nel connubio botte/mosto qual è l' elemento privilegiato? Il mosto o la botte?
Chiaramente il mosto; lui prende semplicemente la forma della botte ed è contenuto; la botte lo contiene ... Forse i principi della fisica potrebbero annullare questo discorso, ma con un po' di fantasia e di animismo è affascinante entrare nella logica popolare ...

Ordunque: capita di essere offesi, o semplicemente essere trattati male, immeritatamente, ma soprattutto, inopportunamente.
Capita altresì che la "vittima" seppure dispiaciuta e offesa, espliciti a chiare note le sue ragioni dimostrando che il discorso precedente non sta né in cielo né in terra; magari il tono è controllato, le parole ben calibrate, ma lo sguardo e la mimica quelle sì, esprimono indignazione e dissenso totale. ( ad un estremista sanguigna è difficile controllare tutto)
Lo scambio di vedute termina, ma gli animi sono ancora concitati. Qualche giorno dopo incontri chi ti ha fatto rimanere male e ti accorgi che preferisce girare lo sguardo tra l' indifferente e l' altezzoso invece di scusarsi o, quantomeno, far finta di niente; e allora ripenso alla nonna Lina che avrebbe detto:

"A me li vu dice! Invece da lagnarse la votte sa lagne lu mmoste!!"
Ossia: Invece di lagnarsi la botte si lagna il mosto! Quanto mi manca la tua arguzia ....

domenica 25 maggio 2008

La normalità ... ovvero la quotidianità

Manifesto redatto nel 1968 da Nirje, protagonista del movimento di normalizzazione nelle scuole. (un' ennesima perla del 68!)

Le letture comunque, a mio, avviso sono molteplici; inoltre il Manifesto di Nirje è ancora un programma, anzi un progetto in fieri, non ancora concluso, nonostante i 40anni trascorsi.



"Normalizzazione significa .... un ritmo normale del giorno.
Ti alzi dal letto al mattino,
anche se hai una gravissima disabilità,
ti vesti ed esci
per andare a scuola o al lavoro: non resti a casa.
Al mattino prevedi quello che farai nella giornata,
alla sera ripensi a quello che sei riuscito a fare.
Il tuo giorno non è 24 ore sempre uguali,
minuti monotoni, pomeriggi senza fine.
Mangi in ore normali ed in modo normale
non solo con il cucchiaio, se non sei più un bambino,
non mangi a letto o in poltrona, ma a tavola
e non ceni presto nel pomeriggio, per la comodità del personale.

Normalizzazione significa .... un ritmo normale nella settimana.
Abiti in un posto e vai a lavorare in un altro,
in un altro ancora passi il tuo tempo libero.
Programmi i divertimenti del fine settimana
E "non vedi l' ora" di tornare a scuola o al lavoro,
il lunedì mattina.

Normalizzare significa .... un ritmo normale dell' anno.
Una vacanza per rompere la routine
con il cambiamento delle stagioni che porta con sé cambiamenti nel lavoro,
nei cibi, nello sport, nello svago e in tante altre cose della tua vita.

Normalizzare significa .... le esperienze normali di sviluppo nel ciclo di vita.
I bambini, e solo i bambini, vanno in colonia.
Nell' adolescenza ti curi molto del tuo aspetto,
dei tuoi capelli,
pensi alla musica, ai ragazzi e alle ragazze.
Da adulto lavori e ti senti responsabile.
Da vecchio hai i tuoi ricordi da rivivere
e la saggezza dell' esperienza.

Normalizzare significa .... avere desideri e fare scelte rispettate dagli altri.
Gli adulti hanno la libertà di decidere
dove vogliono vivere, che lavoro preferiscono
e che amici frequentare.
Se stare in casa a guardare la televisione
o andare a concerto, o a passeggiare in città.

Normalizzare significa .... vivere in un mondo di due sessi diversi.
I bambini e gli adulti hanno relazioni con l' altro sesso, o con lo stesso,
da adolescente cerchi di avere il ragazzo o la ragazza,
da adulto puoi decidere di sposarti o di avere figli.

Normalizzare significa .... il diritto a una situazione economica normale.
Tutti abbiamo il nostro reddito e le nostre responsabilità,
anche se abbiamola pensione di invalidità,
dobbiamo avere i nostri soldi
e decidere come spenderli: nel superfluo e nel necessario.

Normalizzare significa vivere in una casa normale
in un quartiere normale e non in una grande istituzione
con 100 persone disabili o anziane .

Significa non essere isolato dalla società.

sabato 24 maggio 2008

Rileggendo ... ricordi informali cartacei della fine di un ciclo scolastico



Cara maestra Graziana
tu sai che da sempre, fin dalla prima, la matematica è stata la mia materia preferita.
Ma tutto è successo anche perché ad insegnarla è stata una maestra gentile, buona, che ci raccontava un mucchio di cose.
Ci hai fatto imparare tutto ciò che c' era da sapere, divertendoci, giocando.Per esempio, la geometria; non ce l' hai imposta dicendo: "Fate così...", ma costruendo figure e solidi veri, divertendoci come matti.Beh siamo arrivati all' ultimo giorno che passiamo con voi maestre, in questa bella scuola....Non ho nient' altro da dire, solo una cosa:
Grazie maestra Graziana!
Spero di rivederti ogni tanto...venire in questa scuola e rincontrarti.
Con affetto...Marco
Ti Voglio Tanto Bene!!!


Maestra Graziana,
vorrei farti una domanda: racconterai di noi ai prossimi alunni che avrai?
Cara maestra, l'anno prossimo, quando aggiornerai il sito, lascerai uno spazio apposta per noi, così potremo parlare più di frequente!

Ti prometto che alla fine di ogni anno ti verrò a trovare e ti aggiornerò su tutti i voti di matematica che prenderò.
Comunque non scorderò mai le tue storielle simpatiche, le tue spiegazioni, la tua squillante voce resterà per sempre nel mio cuore.
Stefano

Cara maestra,
In questi 5 anni tu ci sei stata molto vicina per capire le nostre esigenze.

La cosa più bella che ci hai dato è la pazienza nei confronti nostri.
Ad esempio, quando un bambino non sapeva una cosa gliela dicevi e gliela rispiegavi.

Quando eravamo piccoli, ma anche ora, ci racconti parti della tua vita che
c' entrano con quello che stiamo facendo.

Io ti ringrazio anche per quando ci porti al computer e non ci tocca e, alla fine del lavoro ci fai giocare.

C' è una cosa che voglio ricordare perché molto importante, ovvero hai creato un sito per la nostra scuola, dandoci l' opportunità di entrare nella nostra pagina anche da casa, di incontrarci nel forum.

Nel nostro primo laboratorio opzionale di "Ambiente e territorio", senza di te non mi sarei divertito così tanto a giocare a scacchi con Valerio in "Giochi sotto l' albero".

Ora la scuola sta finendo e non saremo più insieme, e se ci rivedremo sarà solo di sfuggita, ma io non ti dimenticherò mai.
"Libero"


Questo è l' inizio dei ricordi che non si dimenticano.
Non sapevamo scrivere né leggere,
Voi maestre ci avete accompagnati e indirizzati per diventare perfetti scolari.

ci avete insegnato a percorrere il sentiero del sapere, a togliere le spine dalle rose, a riconoscere il vero dal falso.
Modelli di pazienza e di costanza, amore e comprensione.

Senza bontà non ha valor la scienza.
Questa è la massima lezione, la futura ricchezza che ci avete donato.

Grazie maestre!!!!!
Letizia e Flavia

Cara Grazi,
in questi lunghi 5 anni ci hai fatto tanto divertire; ricordo i mille modi per farci imparare questo è maggiore di quello, questo è minore di quello...

Non posso dimenticare la macchina operatrice della seconda con cui abbiamo imparato a giocare con le quattro operazioni.

Non posso dimenticare le storie dei tuoi vecchi alunni e gli eventi divertenti della tua vita di bambina.
Non posso dimenticare quando ci hai raccontato di aver imprigionato uno scorpione in un cerchio di fuoco per vedere se era vero che si pungevano con il loro pngiglione per non morire arrostiti.

Quando lo scorpione si è suicidato tu hai pianto, non ci avevi pensato prima...

Ah! Quasi dimenticavo, grazie per le volte che ci hai portato a fare computer anhe quando non ci toccava.

Tu ci hai dato tanto tanto affetto
Natasha

Maestra Graziana,
Ci mancherai tantissimo, ma ci mancheranno soprattutto i racconti sui tuoi ex alunni.
Oggi usciremo da scuola con le canoe.
Ci mancheranno anche le altre maestre, ma ci rivedremo!
Con affetto Fabiana
T. V. B. T. T. T.


Cara maestra Graziana
ti voglio dire in un modo superlativo un "Grazie" per tutte le cose che, in tutti questi 5 anni con simpatia, scherzosità, e grazia (lo dice anche il tuo nome Grazia-na) ci hai insegnato;
nei primi anni "piu piu" poi "il bronzetto etrusco", poi ancora "il testolone" e tante altre cose...

Sinceramente (non lo dire alle altre) tu sei la mia preferita perché ogni cosa riesci a mantenerla scherzosa nei limiti.
Questa è la mia mano sinistra che ti dice Ciao (impronta della mano tracciata con la biro)
Alessandro T.

Lascerò qualcosa di buono anche agli attuali alunni??? L' esperienza non sempre è maestra di vita. Cambiano le generazioni, cambiano i contesti ...
In questi messaggi informali c' è un denominatore comune: il bisogno di un clima di empatia. I nostri alunni non ci ricordano per le competenze e le abilità che siamo riusciti a formare, ma per il contesto comunicativo che abbiamo saputo creare, per il background affettivo.

Sono legatissimi alla narrazione; forse perché evoca immagini legate alla prima infanzia o forse perché quando il docente narra "qualcosa che c' entra con quello che siamo facendo" come ha scritto 'Libero', si mobilita la sfera emotiva che fa dell' apprendimento "un volo di farfalla piuttosto che la traiettoria di una palla di fucile" (N. Cuomo)
In poche parole la motivazione e l' attenzione si mobilitano di fronte all' humanitas, ivi comprese le debolezze, le fragilità e la fallacia, qui sta il segreto ...

mercoledì 14 maggio 2008

La Venere di Willendorf

-Ecco, stiamo interrogando una fonte iconografica perché di una foto si tratta, ma nella realtà è una statuetta, un reperto archeologico.
Bene: questa statua ci parla di sé purché noi "l' ascoltiamo" attentamente. Vi dico solo che è stata trovata nella bassa Austria, e che è custodita nel Museo delle Scienze Naturali di Vienna.

Bambini: E' di pietra, è orribile, altro che Venere, maestra!?!
-Be', sicuramente, non è stata lavorata per portarci questo messaggio. Leggiamola, dài ...

Bambini -Paleolitico, forse Paleolitico inferiore, non posso credere che per tutti i 9/10 della storia, l' uomo si sia divertito a scolpire... prima di imparare questo ha imparato a costruire il chopper, poi il chopping tool ... Era meglio risolvere il problema della fame prima di fare le statuette...

Bambini - Ho capito, è il simbolo della nutrizione: seno immenso, pancia e sedere enormi... mah... sembra un deposito di grasso

Bambini: Essì, il compito principale della donna era quello di fare e allevare i figli e doveva allattarli ... chi glielo dava il biberon a quelle lì!?!

Bambini - E poi i figli si facevano in continuazione perché nessuno diventava vecchio, cioè si moriva molto prima: sbranati dai mammut, avvelenati dalle bacche, di malattia ... Le nuove nascite garantivano la sopravvivenza della specie.

Bambini: Ma le donne mica facevano solo i figli? Avevano anche il compito di alimentare il fuoco, raccogliere le bacche, le radici, le erbe, tutti i frutti spontanei insomma! Anzi, aveva imparato a distinguere quelli commestibili da quelli velenosi, vedendo morire le vittime.

- Bene: raccogliamo le informazioni che abbiamo ricavato. Paleolitico inferiore, figura di donna simbolo della maternità, ruolo naturale e sociale, visto che garantiva così la conservazione della specie. Proprio per questo il suo corpo ha imparato ad immagazzinare il cibo sottoforma di riserva alimentare per poter garantire la nutrizione ai suoi "cuccioli".

Massimo: mi ha raccontato la mamma che le donne hanno conservato questo ruolo a lungo. Fino
a mezzo secolo fa, avevano il compito di curare la casa, preparare da mangiare, curarei figli. Ma ad un certo punto si sono ribellate, hanno fatto una specie di guerra, hanno voluto fare le stesse cose degli uomini. Hanno voluto lavorare anche fuori casa.

Fabio: MA ERANO PROPRIO STUPIDE QUELLE DONNE! HANNO FATTO UNA GUERRA PER LAVORARE DI PIU'?! DENTRO E FUORI CASA!?!

Quanta saggezza in queste parole! E quale vivacità intellettuale ... Pensiero puro, non indottrinato ... La sua sincera meraviglia, gli occhi spalancati tra le lentiggini e i capelli più scapigliati del solito, mi hanno suscitato un' ilarità che ho trattenuto a stento, per non sminuire la serietà del discorso.

- Non è stata proprio una guerra come ha detto Massimo, ma una contestazione, un movimento ... come dire?! Una protesta. Perché le donne volevano realizzarsi anche in altre attività. Volevano una maggiore parità. E' vero che è stato molto difficile realizzarlo. Per decenni la donna si è trovata a fare doppio lavoro, come dice Fabio.
Ma ora gli uomini sono diversi: anche loro hanno imparato a fare i lavori riservati un tempo solo alla donna. Quanti papà cucinano, passano l' aspirapolvere, spingono il carrozzino, danno la pappa al bambino o gli cambiano il pannolino?Tutto si risolve con la collaborazione...

- Sì, il mio prepara la torta di carote!
- Il mio il brodetto di pesce!
- Il mio prepara il pranzo quando la mamma rientra alle due!
- Il mio fa la doccia al fratellino!
...
Quando si dice evoluzione di genere ... maschile e femminile ... culturalmente definiti...
Questo è un esempio di ricerca-azione in classe, scaturito dal metodo euristico-partecipativo; una forma laboratoriale di apprendimento che io applico praticamente sempre ... Un discorso a catena, in cui il docente oscilla dallo sfondo al primo piano, c' è e non c' è. Se gli alunni ci si abituano imparano a discutere correttamente e ad ascoltare, a riflettere, a rilanciare aggiungendo altro e, cosa più bella, arriva sempre qualcosa di nuovo, di assolutamente non previsto, come in questo caso il problema dell' emancipazione femminile: una sorta di spiazzamento cognitivo che l' insegnante non poteva prevedere e che non può assolutamente ignorare. Della serie, sai da dove parti, ma non puoi sapere dove arrivi.

Richiede tempo, un tempo non quantizzabile, ma l' efficacia di questa metodica è altrettanto indefinibile, è una semina i cui frutti si raccoglgono ad libitum, perché qui stiamo formando competenze personali che vanno ben oltre i confini delle conoscenze: la figura del docente è quella di colui che cresce con i suoi alunni, non c' è posto per le certezze, può venir fuori di tutto, anche la propria ignoranza, ma è giusto così...

lunedì 5 maggio 2008

Dolce piuma al cioccolato

Ho ritrovato una vecchia ricetta in mezzo a un libro di storia... Uhmm ... facendo un po' di conti, risale a 17 anni fa: Loreto Aprutino, classe seconda A, Marco ... bho ... non ricordo il cognome ... o forse sì, Marco D' A. un ragazzone tranquillo che io definivo robusto, contrapponendomi ai compagni che gli davano del bummone ... :-)

Ora Marco ha circa 24 anni e questa è la calligrafia della sua mamma.
Il mio debole per la cucina e per il cibo buono lo "sgamano" subito ... sempre ...
A fianco alcune annotazioni alternative per una ricetta analoga; questa era di Giulia, Giula L. G. (Torta africana, non proprio coeva , ma quasi... ovviamente il cioccolato è il comune denominatore) Il bigliettino, liso e sbiadito, continuerà a vivere tra le mie pagine; pur se assottigliato, quasi trasparente, ha il suo spessore di quotidianità

Occorrente per il Dolce piuma al cioccolato: 3 uova, 120g di burro, 120g di farina, 120g di zucchero, 20g di cacao amaro, 1 bustina di lievito

Esecuzione: Lavorare il burro con lo zucchero, quando il tutto è ben mescolatoaggiungere le uova, uno per volta e la farina precedentemente mescolata con il cacao e il lievito. Lavorare il tutto molto bene e mettere in forno a media temperatura per una trentina di minuti... Altri dettagli non li decifro.

Torta africana
Occorrente: 2 uova, 1 etto di burro, 250/350 g di farina, 250g di zucchero, 1 etto di cacao amaro, 1 bustina di lievito

Eventuale copertura:100g di burro, 150g di zucchero (non capisco, ma dovrebbe essere a velo), 50g di cacao amaro, 1 bustina di vanillina

sequenza: zucchero + burro parzialmente sciolto + vanillina + cacao > spalmare

Edoardo Bennato - Viva la mamma - 1989

Questa simpatica canzone di Bennato conclude il quaderno per la festa della mamma, realizzato coi miei alunni. Presto online... il quaderno... ;-)

Intanto la dedico a tutte le mamme.


venerdì 2 maggio 2008

La coppia destinata a durare
















Quale coppia?


Oggi alcune giovani coppie per essere certe di essere fatti l' uno per l' altra, scelgono di sottoporsi al rodaggio della convivenza. Uno, due anni, poi il matrimonio, civile o religioso che sia, oppure l'eterna convivenza.
Ma siamo sicuri che alla fine della prova, sebbene perfettamente riuscita, si può affermare con tutta sicurezza "Ce la faremo per sempre!"?
Il legame terrà forte al logorio del tempo, alle tempeste della vita, alle future esperienze di vita?!

Lo stare insieme è un rodaggio permanente. La locuzione "E vissero felici e contenti" è solo il finale delle fiabe.
E' chiaro che il colpo di fulmine o la passione travolgente sono sì qualcosa di unico, ma da soli non sono destinati a garantire l' unione: un incendio si spegne sempre.
Oltre la passionalità è necessaria la condivisione sicuramente non totale, ma di qualche interesse, del modus vivendi, dell' attrazione fisica ... ma non basta.
La condicio sine qua non, è l' atteggiamento di apertura di entrambi, all' interno della coppia e all' esterno, nella vita sociale: all' interno come dialogo permanente; all' esterno come luogo di investimento di risorse personali e di incremento delle stesse.

Nel corso della mia vita ho visto naufragare coppie monolitiche che io avrei definito eterne. Ma in effetti, proprio quella full immersion reciproca, ha finito per decretare la loro fine. La full immersion è portatrice di chiusura verso l' esterno e di esaurimento delle risorse personali: quell' apparente equilibrio in realtà è solo un egoismo a due. Capita che nell' annullamento reciproco nell' altro ci sia sempre uno che si appoggi di più; oppure chi a lungo andare, finisce per stancarsi.

Apertura, dunque, questa è la parola chiave: dicevo, dialogo continuo e apertura al sociale.
Dunque: le risorse personali vanno incrementate continuamente e non consumate all' interno.
Ci siamo: la coppia è una "comunione negoziata". Una parte delle risorse umane va investita all' interno; una parte all' esterno: quali e quante lo decidono i "contraenti".
In tal modo ognuno ritorna sempre più arricchito e arricchisce anche l' altro, sfuggendo all' ossidazione del tempo; le risorse investite all' interno, anche se sono dell'identica proporzione (1/3, 1/4) é una proporzione che s' incrementa sempre in rapporto al tutto! E la coppia si rinnova continuamente trovando sempre nuovo carburante di cui alimentarsi.

Ricetta miracolistica? Certo che no. E' un impegno reciproco, questo sì.
Ma è sicuramente una risposta alternativa alla coppia del passato, alla coppia borghese che durava sì tutta la vita, ma che nessuno accetta più. Ed è giustissimo!
A quale prezzo durava?
Spesso al prezzo di una vita violenta al femminile soprattutto, ma anche al maschile. E non necessariamente di violenza fisica si trattava (pur non essenda esclusa ..sigh!), ma violenza a sé stessi, a vantaggio della rispettabilità, spesso tutta esteriore. Ma è un sacrificio giusto quello di rinnegarsi per tutta la vita, per accettare un ruolo predefinito!?
O piuttosto è più doveroso definire e ridefinire continuamente i propri ruoli, realizzandosi e costruendosisi reciprocamente, in prospettiva permanente?

Libera riflessione personale mutuata dal pensiero di Willy Pasini e di Erich Fromm

giovedì 1 maggio 2008

Primo Maggio

Piazza Salotto - Pescara - Piero Pelù in concerto



Il ricordo vola ai tempi dei Litfiba.
Ognuno di noi in famiglia ha portato e porta i propri gusti musicali, arricchendo il repertorio di ascolto di tutti. I Litfiba sono stati i big del mio primogenito. Mi ricordano molto la sua adolescenza ed hanno appassionato anche me.
Le regole del tempo sono ovviamente ferree, così come gli effetti di un' inversione di rotta, ma va benissimo anche così:



Lieti di averti tra noi, Piero!

mercoledì 30 aprile 2008

Il prossimo esame


sarà "Indirizzi della ricerca pedagogica"; doveva essere un esame di Filosofia teoretica, ma ahimé non sono nelle condizioni di affrontare un' argomentazione di tipo speculativo. Il caro Nicolò Cusano con la sua Dotta ignoranza deve attendere gli appelli estivi...
Ci vorrebbe per me una mente più libera, piuttosto che impegnata nelle pastoie degli adempimenti di fine anno scolastico.

Forse è un alibi che cerco a me stessa?
Forse troppo ostico come esame per chi si è disabituato ai discorsi speculativi?
Bho ... Non saprei. Fatto si è che non me la sento; non voglio studiare come una folle e poi all' ultimo momento mandare tutto a maravalle, senza fare né l' uno né l' altro.

Piluccando a destra e a manca, nei testi che devo portare, ho scoperto ghiottonerie molto interessanti: l' intervista biografica nei sistemi di valutazione per esempio. Mi ci tuffo subito. Se trovo l' aggangio motivante è fatta! Come i bambini ...

mercoledì 16 aprile 2008

Giorgio Gaber - io non mi sento italiano


Non ci sono parole da aggiungere: intelligenti, pauca ... Solo voglio annotarmi l'articolo di un mio prof dell' ateneo ...

lunedì 14 aprile 2008

DIFFERENZIAMOCI!



Di solito conversazioni come quella che state per leggere si verificano in un salotto, in un caffè, in una sala per convegni o riunione; invece i nostri insoliti interlocutori si trovano in un posto altrettanto insolito … Leggete pure e lo scoprirete!

- Ciao, non capisco che pesce sei, ridotto in questo stato; ma tu senz’ altro intuisci cos’ ero io…
- Io ero una splendida sogliola; passeggiavo spensierata nel fondale del Mar Adriatico in cerca delle squisite erbette di cui sono ghiotta. Ero ricoperta da un leggero strato di sabbia per non farmi notare dai predatori, quando ahimè … Mi sono sentita intrappolata nella sacca di un sogliolaio insieme a molti altri sventurati amici … Mi consola pensare di essere stata acquistata in pescheria da una mamma e di essere stata mangiata da una bella bambina paffutella con le guanciotte rosse …
- Io veramente non sono mai stato libero, ma vivevo in gabbia aspettando il cibo che gli umani ci somministravano. A dire il vero, io sono solo una parte di un pollo … Chissà dove saranno finite le altre parti del pollo che eravamo …

- Posso ?? Posso dire qualcosa anch’ Io?
- Certo che puoi, però si capisce subito che sei un uovo, o almeno lo eri! – replicò la lisca della sogliola.
- Io e te veramente siamo lontani parenti, anche se non sembra – rispose l’ osso -tutti i polli infatti sono nati da un uovo.

Oramai è chiaro qual è il luogo di questa curiosa conversazione: un secchio di immondizia!
E gli interlocutori che stiamo ascoltando, sono rifiuti organici!

Ma insieme a loro convivono altri tipi di rifiuti: bottiglie di birra, posate, piatti e bottiglie di plastica, tovaglioli di carta: forse in casa c’ è stata una festicciola.
L’ uovo ha ancora qualcosa da dire:
- Scusate … ma che ci fanno insieme a noi carta, plastica e vetro? Non dovremmo essere divisi?
- Veramente è quello che vorremmo sapere anche noi: che ci fanno insieme a noi i cosiddetti rifiuti organici? Non dovremmo essere divisi? – esordì un po’ stizzita una bottiglia di birra.
- La nostra storia è sicuramente meno infelice della vostra. Almeno non siamo stati divorati, noialtri. E poi, prima di finire qui abbiamo partecipato ad una bella festa di compleanno!- questo aggiunse una bottiglia di Coca – Cola.
- Ma smettetela di discutere … Tanto faremo tutti la stessa fine … Presto finiremo in un cassonetto e dopo poche ore saremo nella pancia di un grosso veicolo insieme a tutti i rifiuti del quartiere; quindi il nostro viaggio terminerà in una discarica. Lì saremo schiacciati, disintegrati e inceneriti … sigh! sigh! – aggiunse un tovagliolo di carta tutto triste e sconsolato.

Alle parole del tovagliolo, tutti i residui organici rabbrividirono all’ idea e dopo una veloce consultazione … Ascoltiamoli!
- Io ho sentito parlare di raccolta differenziata – afferma con aria da sapiente un piattino di plastica!
- Ne abbiamo sentito parlare anche noi – replicarono un cucchiaio e una forchetta
- Che cos’ è la raccolta differenziata ? – chiese perplesso il tovagliolo.
- E’ una raccolta ragionata che vuole mettere il vetro nel contenitore apposito; la carta nel proprio contenitore; gli oggetti di plastica tutti insieme; e i rifiuti organici nel loro cassonetto. – spiega pazientemente il cucchiaino.
- E quali vantaggi ricaviamo stando separati? Non saremo ugualmente annientati?
- Apparentemente sì, ma continueremo a vivere … Aspetta e capirai.

- Ma se esistono contenitori separati per la raccolta differenziata … potremmo andarci … Ma come facciamo? – dissero insieme la bottiglia di Coca e il guscio
d’ uovo.
- Non conoscete un modo di muoversi in aria che si chiama volo? – replicarono il tovagliolo e il piattino.
- Mi è venuta un’ idea: noi tovaglioli di carta possiamo piegarci e trasformarci in aeroplani, così potremo trasportare i nostri compagni più leggeri nel contenitore giusto.
- E noi piatti di plastica diventeremo dischi volanti, ben felici di caricare i materiali più pesanti.
- Evviva!!!! Abbiamo trovato la soluzione per non morire schiacciati disintegrati e inceneriti- urlò con tutta la sua voce la lisca della sogliola.

- Bello! Bello! Io voglio rinascere sotto forma di un graziosissimo quaderno a righe, così un bravo bambino mi riempirà di belle parole, di frasi, di disegni e io sarò molto felice…
- Noi oggetti di plastica saremo lieti di diventare una bella fioriera da balcone che ospiterà profumate piantine in fiore, oppure tornare a vivere in un terrazzo, attraverso un tavolo con sedie. Come sarebbe bello stare insieme ad amici e familiari che conversano allegramente sorseggiando una bibita…
- E noi bottiglie di birra torneremo in vita, magari ospitando vino novello e saremo di nuovo insieme, tra commensali festaioli che brindano contenti!

- Capito…Questa è la raccolta differenziata, di cui parlavamo. Ma noi che fine faremo? Anche separati da voi rifiuti inorganici, marciremo miseramente. Come faremo a vivere una nuova vita?!?! – si preoccuparono i resti dei cibi.
- Ascoltatemi bene – disse il futuro “disco volante” – anche voi rinascerete, ma non sarete uovo, sogliola, pollo … Per voi la cosa è più complessa e pure un po’ difficile da spiegare. Dovrei almeno essere aiutato da alunni di terza elementare… Ma ora ci provo lo stesso.

Avete mai sentito parlare di energia da biomassa?!? Nòo!?!
Ebbene, pensate a una grande fossa sotterranea, io la immagino con la forma di una gigantesca scatola. Bene: andrete tutti lì e con un processo chimico diventerete sostanza gassosa. Tornerete a nuova vita come nuova energia. Ci pensate? Grazie a voi intere famiglie potranno riscaldarsi d’ inverno, usare l’ acqua calda, e, udite udite, senza inquinare l’ ambiente! La vostra energia sarà energia pulita!
- Credo di aver capito – aggiunge la sogliola attenta e riflessiva – tu stai parlando di risparmio energetico e del problema di rifiuti: due facce della stessa medaglia! In poche parole se gli umani facessero tutto quello che noi, modesti rifiuti, abbiamo detto nei nostri discorsi, non ci sarebbe una montagna di sostanze da smaltire. Non solo, si risparmierebbe denaro, ma si risparmierebbe l’ energia che non si rinnova. Infine, vi pare poco avere mare, cielo, terra, aria più puliti?

- Io vorrei aggiungere una cosa importante: vorrei ringraziare il SOLE che io considero fratello e padre. Grazie a lui viviamo, grazie a lui la vita continua il suo ciclo, e se non fosse per lui non potremmo parlare di energia rinnovabile. Mi spiego meglio: senza di lui non nascerebbero i vegetali, senza vegetali gli erbivori non saprebbero come nutrirsi, senza erbivori,i predatori, i carnivori e gli onnivori sarebbero in guai seri. Insomma prima della catena alimentare c’ è proprio il SOLE, fonte di tutte le energie – così concluse l’ uovo.
- Ehi? Ma sei andato a scuola? – aggiunse il tovagliolo – altro che rifiuti! Questo è un convegno importante. Ma ora direi di mettere in azione il nostro piano, sta per arrivare il monoperatore. Dai, muoviamoci! Raggiungiamo i nostri contenitori, e speriamo che gli umani seguiranno i nostri consigli.

- Buona fortuna, amici, arrivederci alla prossima vita!!!!!- così salutò l’ osso del pollo, mentre saliva sull’ “aeroplano”.
- Addio! Buona fortuna! – salutano commossi tutti gli altri.

Invenzioni di storie, secondo le indicazioni di Zucchermaglio e Pontecorvo con un cenno al role plaiyng.

Né io né gli alunni, avevamo pianificato un canovaccio ... che so ... un itinerario. Abbiamo cominciato solo a fissare l' obiettivo finale, un racconto che promuovesse l' energia rinnovabile, il risparmio energetico e la salvaguardia ambientale. Poi una parola tira l' altra; un risultato che è diverso da tutti quelli che sarebbero scaturiti dai singoli contributi, in cui il singolo si integra col tutto; con un' efficacia che la sola lezione frontale e una verifica tradizionale non avrebbero garantito.
Le discussioni, anche accese, non sono mancate, e, mediarle senza spegnerle non è stata una passeggiata ... ma l' ascolto attento è stato il denominatore comune per evitare di dire fanfaluche e per riconoscere quelle degli altri ...

martedì 1 aprile 2008

EUREKA!! ... Sto benedetto ghiaccio è stato rotto!


Non riuscire a dare esami mi aveva indotto disturbi del sonno.
Preparare l' esame, e due giorni prima dell' appello mandare tutto all' aria con un pretesto semioggettivo, è stato un fatto ricorrente e più forte di me. In questo modo ne ho preparati 5, e anche discretamente bene ... Ma non sostenuti.

Sono stata sul punto di rinunciare ... Ed è proprio questo che mi toglieva il sonno. Gettare la spugna è un gesto che mai mi è appartenuto ... E ... Possibile che l' iscrizione a questa specialistica mi doveva solo fruttare una tegolata sull'autostima?! Ma come cavolo mi era venuto in mente?! E chi accidenti me lo aveva fatto fare!!!

... Non è stata solo questione di studio, ma ho dovuto rivedere il mio tempo e i miei tempi ... Questo è stato il punto essenziale che peraltro doveva conciliarsi con la severa censura dell' autovalutazione.

Bene. Sono contenta di aver iniziato con la Pedagogia Sociale: un punto di vista non così lontano dalla Pedaggia scolastica che pratico nella didassi e nello studio personale, ma nello stesso tempo nuovo e innovativo: un graditissimo pesce d' aprile:-)

"Ciò che contraddistingue le menti veramente originali non è l' essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto e trascurato da tutti.
Ricondurre qualcosa di sconosciuto a qualcosa di conosciuto, tranquillizza, appaga e dà anche un senso di potenza"
Friedrich Nietzsche

giovedì 27 marzo 2008

...a te! - lorenzo cherubini



Conobbi Jovanotti all' inizio della sua carriera, quando era ancora un DJ; aspettavo da poco il mio terzo figlio (Alessia); pertanto in qualche modo Lorenzo fa parte delle colonne sonore della mia vita.
L'ho visto crescere artisticamente e, in sordina, anche nel suo privato.
Ho diffuso alcuni suoi testi fra i miei alunni per imparare il rap, per discutere di alcuni messaggi, per fare da sfondo alle recite (In particolare "Per te" fece da sfondo al lungo sonno della Bella addortmentata nel bosco. Questo, l' ultimo tassello... Semplicemente splendido!


A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All’ angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all’aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po’
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un' immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei...
e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei...sostanza dei sogni..